ciao,
come stai? :)
io ho iniziato a scrivere questa newsletter in credo almeno sei occasioni diverse dall’ultima volta che ho pubblicato, e ogni tentativo si è arenato per una serie di motivazioni che evito di elencare perché sarei noiosa. un giorno forse raccoglierò tutti questi incipit, ma non è oggi.
cos’è successo nelle ultime settimane, intanto?
secondo il washington post, ci siamo talmente rotti le scatole delle dating app che stanno tornando gli speed date. presente quelle situazioni in cui il tempo delle interazioni è scandito da un campanello?
in linea generale mi sento di sostenere un approccio più analogico, anche se non penso che questi incontri in serie, per quanto live, possano essere la reale soluzione al problema relazionale verso cui ci stiamo muovendo. in passato, a milano, mi è capitato di partecipare a ben due speed date – anche se nello stesso, terribile posto – che a qualche anno di distanza mi hanno lasciato la stessa sensazione di disagio.
nel caso più recente, anno 2017, ero andata con una collega di the vision per tirare fuori uno dei pezzi peggio scritti della mia carriera - in cui facciamo uno shaming che oggi non sarebbe accettabile, ma mi nasconderò dietro l’anima blastatrice della testata.
il primo era stato invece intorno al 2013: avevo lanciato la sfida ai miei compagni di corso di teatro, volevamo testare la nostra capacità di fingerci qualcun altro. se ricordo bene, qualcuno aveva da mettere alla prova il personaggio di un qualche monologo. le sensazioni generali erano state le stesse riportate nel pezzo, motivo per cui avevo voluto andarci per scriverne.
oggi forse non mi infilerei più in quella specifica situazione, estremamente squallida, neanche per fini giornalistici. no, per fini giornalistici forse mi infilerei in situazioni ben peggiori. ma in caso, se proprio dovrà essere, spero che arriveranno proposte con almeno scaglioni di età più definiti, come fanno coi viaggi di gruppo organizzati. perché poi su che altri criteri puoi costruire una situazione del genere senza essere discriminante in nessun senso?
c’è da dire che come a milano sta tornando di moda il karaoke – prima relegato in qualche locale di via paolo sarpi e nella proposta del mio amatissimo discopianobar, e ora sempre più presente anche nei locali più insospettabili, con casi più o meno riusciti –, non è detto che anche la riscoperta degli speed date non porti a una loro resurrezione e miglioramento. pensa ai primi negozi di vintage marcio sui navigli e ai negozi super curati che si sono moltiplicati.
probabilmente anche queste modalità di conoscenza – al momento creepy se guardo quello che mi offre google - diventeranno cool (e frequentabili) quando ci si renderà conto che la domanda potrebbe esistere (e che non si vergogna di ammetterlo) e che è un’ottima situazione per attrarre clienti e stimolare il consumo di bevande. quelli più giovani di me forse non avranno nemmeno il pregiudizio dei millennial – che ricordano anche i siti di incontri che hanno preceduto le app. li useranno, come già accade con l’offerta di qualche app meno rivolta al dating puro di cui mi è comparsa recentemente un’iserzione, per conoscere persone con cui condividere amicizie ed esperienze.
e chissà se l’offerta sarà sempre più curata e socialmente accettata, fino a trasformare gli speed date nell’anello di congiunzione tra le app di incontri e i soda party.

sul times è uscito il pezzo di jeanna smialek, giornalista economica che racconta di come i nati tra il 1990 e il 1991 – microgenerazione di cui entrambe facciamo parte – rappresentino il picco della popolazione americana (tanto da essere definiti “peak millennials”) e siano i protagonisti e i responsabili della crescita dell’economia delle esperienza.
non ho come lei un partner con cui ho comprato casa nel 2021, non mi sono sposata come loro e molti dei loro amici del 2022, ma conosco molti che lo hanno fatto e mi ritrovo in una serie di passaggi. tutti quelli che ricalcano questo plot e vivono a milano hanno qualche anno più di me, come se tra usa e italia ci fosse quello scarto che come al solito ci mostra che oltreoceano arrivano giusto un po’ prima di noi – eppure in contemporanea.
Siamo stati accusati di mettere fine alle ville sontuose e ai codici di abbigliamento formale, ma abbiamo contribuito a alimentare la popolarità delle piccole case e dell'abbigliamento sportivo casual. […]
e tutti abbiamo iniziato a competere con gli stessi obiettivi e desideri.
Quando il picco Millennial cominciò il college nel 2009, l'aumento delle iscrizioni fu così significativo che i community college, che un tempo si vantavano di accogliere tutti gli studenti, iniziarono a respingere i candidati. Quando quel gruppo iniziò a laurearsi e si trasferì per lavoro, la popolazione di aree metropolitane come New York City, San Antonio e San Francisco raggiunse nuovi massimi, provocando una feroce competizione per una limitata offerta di appartamenti in alcuni luoghi, in particolare nell'area della Bay Area.
ci ricorda qualcosa? e ora?
Ora, le persone che compiranno 33 e 34 anni quest'anno si trovano in un'altra giunzione cruciale nelle loro vite finanziarie: stanno lasciando le città, fondando famiglie e acquistando case. E sebbene alcune di queste modifiche siano state accelerate dalla pandemia, da sole le dinamiche demografiche contribuiscono a spiegare perché l'economia di oggi si sta comportando in modi spesso sorprendenti.
io purtroppo faccio parte di quella fetta - di cui conosco diversi esponenti - di persone che ancora non sono riuscite ad abbandonare la città né avranno a breve la chance di passare dall’affitto al mutuo.
smialek fa un’excursus sulla difficile situazione immobiliare, con case difficili da trovare e prezzi alle stelle, una competizione per le risorse che già avevamo vissuto nel 2008-2009 con la grande crisi, proprio nel momento in cui stavamo entrando nelle università, scambiandole per quel grande investimento che ci avrebbe permesso di trovare un lavoro sicuro; si sofferma sul boom di matrimoni post-lockdown, che sta già invertendo la tendenza, sul calo delle nascite, chiedendosi se anche qui ci sarà un mutamento.
la domanda è se le tendenze della fertilità per questa generazione si riveleranno uno stato permanente o solo un altro segno che i millennials stanno facendo le cose più tardi, e che questo picco generazionale sta invecchiando e posticipando gli anni in cui si prendono decisioni cruciali.
di risposte non ne ha nemmeno l’autrice, né per l’economia futura né per la madre che le chiede un nipote. ma sposo la conclusione, insieme alle sue domande aperte: alla fine 33 anni non sono poi così tanti nel grande schema delle cose.
buon 8 marzo con questa raccolta di buzzfeed di esperienze femminili che gli uomini faticheranno a capire;
marcire nel letto è meraviglioso, e io non me lo concedo abbastanza: quando è troppo?
finalmente liberi: chiudere le app in background non serve a un tubo!
ho solo io questa impressione, oppure oltre agli speed date stanno tornando anche i giochi da tavolo? forse perché abbiamo sempre meno soldi ed energie per uscire, o forse perché stiamo riscoprendo quanto possono essere divertenti. beh, se non hai nessuno con cui organizzarti ci sono anche i solitari <3
un giorno forse trasformerò anche io le mie disavventure in un fumetto;
scrivere meno, scrivere più spesso. provo eh.
buon weekend, buona settimana, e scusa i typos, ho tanto sonno.



