era da mesi che le paranoie non si facevano vive in questo modo.
forse addirittura da un paio d’anni. forse da prima che cominciassi a prendere gli antidepressivi per guarire una ferita troppo infetta perché la psicoterapia fosse abbastanza.
erano andate lontane, e ora sono tornate con un bagaglio pesante, come se avessero raccolto la peste da tutti gli angoli del mondo per restituirmela.
è da circa una settimana che senza sosta, a tutte le ore del giorno, con una piccola tregua quando qualcosa mi impone di distrarmi, le paranoie emergono dal mio ventre, circondano lo stomaco, lo stringono, risalgono l’esofago e mi si piantano nel cuore e nella gola, accelerando il battito e strozzandomi. qualcuna si insinua nelle mie cavità respiratorie e arriva ai dotti lacrimali, ci preme sopra e li fa bruciare forte. invece delle lacrime mi sembra che dagli occhi debbano uscirmi dei sassolini appuntiti.
forse è sale grosso. forse è senape, se brucia così tanto. forse è vomito.
non riesco a capire se queste paranoie davvero si formino negli intestini, in mezzo alle scorie che non riesco a eliminare quando sono divorata dallo stress, aggrappata ai bordi, o se abbiamo origine tra le anse, le ansie, del cervello, in mezzo a quei pensieri sotterranei, alle paure e ai ricordi più brutti, ai traumi, che intrecciati diventano ombre opache e minacciose sulle mie giornate. non come le nuvole cariche di pioggia, che prima o poi promettono di svuotarsi e lasciare spazio ad altre condizioni, ma come quella cappa che rende tutto teso e immobile, senza un alito di vento, irreale. è questo il volto della morte?
quando salgono d’intensità approfittano di una fragile stanchezza, e mi sento come se qualcosa di terribile dovesse manifestarsi da un momento all’altro, come se la mia esclusiva apocalisse fosse a una pagina di distanza, e a modo suo mi stesse graziando ad avvisarmi di tenermi pronta per la fine che mi merito. bella grazia, vorrei allora morire sul colpo, senza il presagio che rende gli ultimi attimi così insopportabili. sgozzatemi, invece di soffocarmi piano.
da qualche mese ho ridotto le gocce di quel farmaco che mi faceva sentire meglio, o meglio, non sentire. nelle ultime due settimane sono scesa a tre, è quasi come non prenderle. insieme al desiderio e alla fame che avevano annullato, mi hanno restituito anche una pulsione velenosa che unisce la certezza di meritare qualcosa di terribile e un’inefficace istinto di sopravvivenza: non mi permette di razionalizzare queste sensazioni per non morirci dentro, mi tiene a galla solo per prolungare l’agonia.
la mia psicoterapeuta dice che è la sindrome premestruale.
ma possono gli ormoni, per quasi 10 giorni su 28, per un terzo della mia vita di persona fertile, tenermi ostaggio di me stessa e di quello che contiene la mia anima? è dal mio utero che arriva tutto questo schifo? un utero che definisce il mio genere, e pretende anche di definire chi sono, e fino a quando dovrei essere? perché si ribella? non volevo rinnegarti, sono stata costretta, perdonami. perché mi ribello, se so che ho delle colpe?
perché non mi lasci un po’ in pace? perché non vai a tormentare qualcun altro? conosci tutti i miei punti deboli e le mie fragilità, così è troppo facile calpestarmi e vincere. che gusto ci provi? non trovi che sia ingiusto? così mi fai pensare che hai ragione, che me lo merito. ti prego, basta.
sono stanca, vivere in allerta è sfibrante. senza sapere da dove arriverà il più turpe dei pericoli, senza gli strumenti per combatterlo. i contro-pensieri non sono abbastanza, sono troppo sottili, tratteggiati, non credono in se stessi, non sanno difendersi. è una fanteria silenziosa e molle che contro un galoppo non può niente. la discesa è ancora più difficile da arginare, perché corre più veloce.
ecco che il battito accelera e si fa tachicardia, come se bussassero alla mia porta con l’idea di abbatterla e venirmi a prendere.
ecco che la muscolatura del mio ventre si contorce e mi spezza il fiato. non si prendono la briga nemmeno di portarmi via e di darmi pubblica esecuzione. chi potrebbe godere della mia sofferenza là fuori, nel momento in cui non conto niente? sarebbe concedermi troppo. uno sguardo di pietà in mezzo allo scherno, non potrò ricevere nemmeno quello.
tutto ciò che ho ritagliato intorno a me non durerà. non c’è affetto per me. non c’è alcun premio o riguardo, non li ho guadagnati fino in fondo. nemmeno io riesco a provare amore per me stessa e per queste membra insignificanti, per queste idee inutili.
mi hanno notato per errore, e poi si sono accorti che qui di buono non c’è niente. persino i miei genitori, anche avrebbero preferito non crederci. nemmeno di cattivo. sono più banale del male che mi merito per non valere niente. sono venuta al mondo per sbaglio, e per sbaglio sono entrata nelle vite degli altri, che ora mi lasciano indietro con il disprezzo e l’amarezza che si rivolgono al tempo perso.
le paranoie salgono, mentre io ci annego, ci affondo, scendo giù.
è la piscina più profonda del mondo, e non ho più aria nei polmoni, non ho più proteine nei miei muscoli, non ho più mezza speranza, né la forza per abbandonarmici e cullarmi in questa resa, non merito nemmeno quella.
(i cavalloni della paranoia, 2023)
cose più allegre? i gatti!
di seguito i miei profili preferiti su ig.
ekekekkekkek, ovvero quella mossa e quel verso buffissimi che fanno i mici quando vedono qualche preda volante. in uno dei 500mila reel che girano su internet di tipe con la voce noiosa e la stessa musichetta sempre uguale che spiegano curiosità sui gatti, ho scoperto che lo fanno per simulare il verso degli uccelli e attirarli.
ho verificato questa informazione? no. voglio però crederci perché è una cosa troppo cute? certo.
heidi wrangles è una ragazza che vive a brooklin e recupera gatti randagi, che sistema e accudisce finché non trovano una casa. per fortuna vive in un altro continente, altrimenti avrei già adottato altri 15 mici e vivrei sommersa dai peli e dalla lettiera.
catsbeingcatsmemes è per me, che coi meme sono sempre di bocca molto molto difficile, uno dei migliori account di meme esistenti. ovviamente i meme non sono di eccezionale qualità, ma da quando i felini mi ossessionano è diventato un punto di riferimento.
horimitsu è un tatuatore giapponese che per la gioia di mio padre, che odia profondamente questa forma d’arte, vive a tokio, altrimenti gli avrei già fatto marchiare il mio braccio.
marco branchia è italiano, ci penso.
neetcoolfun, artista che rende protagonisti dei suoi dipinti ranocchietti e gatti. volo.
quando ho scoperto window kitty aveva pochi follower, inutile dire che nel giro di poche settimane è letteralmente decollato. volo di nuovo.
sally welchman, altra pittrice che adoro, elegantissima, ci vorrei un libro per bambini.
last but not least, lui
e ora, le chicche, ovvero i gatti più brutti del mondo,
powered by Roberta D.
ultime chicche:
jennifer coolidge spirito guida;
chanelly e il primo estratto dell’intervista che le ho fatto per vd;
snoop dogg e britney spears abbarbicata a lui l’8 giugno 2004 per il video di outrageous, feel old yet? ma soprattutto chi se lo ricordava?????????? wikipedia ci ricorda che
a causa di un infortunio, la Spears non ha potuto terminare di girare il video del brano. […] L'incidente che impedì il completamento del video di Outrageous segnò anche la fine del "The Onyx Hotel Tour”.
e, più precisamente, che
L'8 giugno 2004, mentre la Spears stava girando il video per il singolo Outrageous a Manhattan, inciampò e cadde, ferendosi nuovamente al ginocchio, ma in modo più grave della volta precedente[30]: fu portata immediatamente all'ospedale locale, dove i dottori eseguirono una risonanza magnetica e trovarono della cartilagine fluttuante. Il giorno seguente la Spears subì un intervento di chirurgia artroscopica. Fu obbligata a tenere per sei settimane il gesso alla coscia, e in seguito a fare da otto a venti settimane di riabilitazione: questo causò la cancellazione di tutte le tappe future del concerto.
chi c’era ad aprire quel tour mai concluso? KELIS!
per oggi è tutto, domani chissà.